L'ultima mostra per Art City 2025

Materiale informativo dell'ultima mostra organizzata nell'ambito di Art City Bologna


1- Foglio mostra

2- Comunicato stampa

3- Testo critico del curatore


Luca Vitone


IDENTIFICAZIONE DEL LUOGO


a cura di Leonardo Regano

 

3 – 15 febbraio 2025



Inaugurazione venerdì 31 gennaio, h 18-22


LabOratorio degli Angeli, via degli Angeli 32, Bologna

 


Lo storico laboratorio di restauro bolognese ospita la “riattivazione” di una delle ricerche più iconiche di Luca Vitone.

Le carte realizzate dall’artista a partire dal 1989 saranno oggetto di un intervento di restauro a carattere performativo, che si attuerà lungo tutto il periodo di mostra coinvolgendo il visitatore in un’esperienza “in progress”, che intreccerà il processo creativo dell’artista con la stratificazione storica e le attività dello spazio che accoglie questi lavori.


 

Dal 3 al 15 febbraio il LabOratorio degli Angeli presenta Identificazione del luogo, una mostra a carattere performativo di Luca Vitone, a cura di Leonardo Regano, che rientra nel programma di ART CITY Bologna 2025 in occasione di Arte Fiera.

 

Per questa speciale circostanza, l’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli accoglierà la riattivazione di una delle più iconiche ricerche dell’artista, in un allestimento site-specific che inviterà il pubblico a riflettere sull’identità del luogo e sul legame profondo tra il passato e il presente che lo connota.

 

In Identificazione del luogo, grandi fogli stampati su xerocopie riproducono la cartografia dello spazio che li ha ospitati quale metafora del rapporto tra uomo e territorio e delle diverse possibilità di percezione e memoria di quest’ultimo. All’interno del laboratorio, le carte realizzate dall’artista a partire dal 1989 saranno oggetto di un intervento di restauro che si attuerà lungo tutto il periodo di mostra, coinvolgendo il visitatore in un’esperienza in progress che intreccia il processo creativo di Vitone con la stratificazione storica e le attività dello spazio che oggi le accoglie.

 

La pratica artistica di Luca Vitone (Genova, 1964), inizia nella seconda metà degli anni Ottanta e si concentra sull’idea di luogo. L’artista invita lo spettatore a ri-conoscere qualcosa che già conosce, sfidando le convenzioni della memoria, labile e sbiadita, che caratterizza il tempo presente.

Il lavoro dell’artista esplora quindi il modo in cui i luoghi si identificano attraverso la produzione culturale: l’arte, la cartografia, la musica, il cibo, l’architettura, le associazioni politiche e le minoranze etniche. Vitone risolve lo scarto tra il senso di perdita di luogo che accompagna il postmoderno e i modi in cui il sentimento di appartenenza nasce dall’intersezione di memoria personale e collettiva, e ricostruisce e inventa percorsi dimenticati che si ricompongono in una sua personale geografia.

L’artista ha vinto diversi premi e residenze nazionali e internazionali. Nel 2018, con il progetto Romanistan, è stato tra i vincitori della quarta edizione del bando Italian Council indetto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Mibact. Nel 2019, in collaborazione con lo Studio Boeri Architetti, vince il bando per la realizzazione del progetto Il Parco del Polcevera e il Cerchio Rosso realizzando, in attesa del progetto definitivo, l’opera temporanea La radura della Memoria, dedicata alle vittime del crollo del ponte Morandi.

Il suo lavoro è rappresentato da Galerie Nagel Draxler, Berlino/Colonia; Galerie Michel Rein, Parigi/Bruxelles; Galleria Rolando Anselmi, Roma/Berlino.

 


Luca Vitone è nato a Genova nel 1964 e vive a Berlino. Dal 2006 è docente del corso di scultura nel triennio presso la Nuova Accademia di Belle Arti a Milano. Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private. Ha esposto in Italia e all’estero in mostre personali* e collettive, tra cui: Openspace*, Milano (1998); Accademia di Francia*, Villa Medici*, Roma, OK Centrum*, Linz (1999); PS1*, New York; Palazzo delle Esposizioni*, Roma; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci Prato; PAC, Milano (2000); Casino Luxemburg, Luxemburg; Lenbachaus Kunstbau, München (2001); National Centre for Contemporary Arts, Mosca (2002); MAMCO, Ginevra; 2nd Bienal de Valencia, Valencia; 50. Biennale Internazionale d’Arte, Venezia; ARC Musée d’Arte Moderne de la Ville de Paris, Parigi (2003); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci*, Prato; OK Centrum, Linz; Villa Arson, Nizza (2004); Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2005); PAC, Milano; Casino Luxemburg*, Lussemburgo (2006); MART*, Rovereto; 8th Sharjah Biennial; OK Centrum*, Linz (2007); Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea*, Bergamo; XIII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara; Museion, Bolzano (2008); Nomas Foundation*, Roma; Museo Riso, Palermo; 4th Tirana Biennial (2009); MART, Rovereto; MAXXI, Roma (2010); Schirn Kunsthalle, Francoforte; MMOMA, Mosca; CAPC, Bordeaux (2011); NGBK*, Berlino, Fondazione Brodbeck*, Catania; Museion*, Bolzano; 1st Montevideo Biennial; (2012); Padiglione Italia e IILA Pavillion, 55 Biennale Internazionale d’Arte, Venezia; MART, Rovereto (2013); BOZAR, Bruxelles; Neuer Berliner Kunstverein*, Berlino (2014); Triennale di Milano (2015); PAC*, Milano (2017); Fondazione Zimei*, Montesilvano (PE); Jewish Museum and Tolerance Center, Mosca (2018); Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci*, Prato (2019); MACRO (2020); CSAC*, Parma (2020); Weserburg Museum*, Brema; MAXXI*, Roma e Villa Adriana*, Tivoli (2021); Museo Novecento*, Firenze; Villa Arson, Nizza; Museu de Arte Contemporanea da Universidade de São Paulo*; Museum für Gegenwartskunst, Siegen (2022); Tiroler Landesmuseen Ferdinandeum, Innsbruck (2023); MAXXI L’Aquila (2024).

 


Il LabOratorio degli Angeli, realtà storica conosciuta a livello nazionale, nasce dalla volontà di Maricetta Parlatore, che nel 1982 trasferisce l’attività presso la Chiesa sconsacrata di S. M. degli Angeli e l’attiguo Oratorio. Nel 2005 viene rilevato da Camilla Roversi-Monaco, formatasi all’OPD di Firenze, ora docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, che continua a rivestire il ruolo di direttore tecnico dell’azienda. Dal 2019 entra in società Andrea Del Bianco, chimico e restauratore, responsabile dei settori restauro carta e del contemporaneo. Il LabOratorio degli Angeli, in possesso di attestazione S.O.A. OS2-A class. II, opera sia nell’ambito del restauro architettonico sia delle opere mobili, e si distingue per interventi su manufatti di grande formato e di arte contemporanea. Grande attenzione viene riservata alle metodologie d’intervento, nel rispetto delle peculiarità delle singole opere. Il laboratorio si occupa inoltre di conservazione programmata, di sistemi espositivi, di perizie, di condition report, di ricerca, anche tramite collaborazioni con istituzioni pubbliche e private.

 


 

INFO

 

Luca Vitone

Identificazione del luogo

a cura di Leonardo Regano

 

3-15 febbraio 2025

 

LabOratorio degli Angeli

via degli Angeli, 32 - 40124 Bologna

 

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Inaugurazione venerdì 31 gennaio h 18-22

 

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Giorni e orari

 

·        lunedì 3 – mercoledì 5 febbraio h 11-18

 

·        durante le giornate di ART CITY Bologna                2025:

               giovedì 6 e venerdì 7 febbraio h 11-18

               sabato 8 febbraio h 11-24 (ART CITY                       White Night)

               domenica 9 febbraio h 11-18

 

·        lunedì 10 – sabato 15 febbraio h 11-18

 

Ingresso libero

 

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Contatti


LabOratorio degli Angeli

info@laboratoriodegliangeli.it | Tel. 051 583200

 

 

Ufficio stampa

Sara Zolla | press@sarazolla.com | Tel. 346 8457982


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Testo critico del curatore



IDENTIFICAZIONE DEL LUOGO

 

L’indagine sul concetto di luogo rappresenta uno dei cardini della ricerca artistica di Luca Vitone che, fin dagli esordi, si interroga sul complesso rapporto tra luogo, memoria e rappresentazione. Nel 1988, per la sua prima personale tenutasi presso la Galleria Pinta di Genova, ricoprì l’intero pavimento della galleria con una riproduzione xerografica scala 1:1 della sua pianta. L’anno successivo, ne sbarrò l’ingresso con una riproduzione fotografica della facciata. Lo spazio espositivo negato, di rimando, divenne l’oggetto principale di riflessione, inteso come dispositivo in grado di essere paradigma della precarietà della relazione che intercorre tra luogo reale e luogo rappresentato (da cui il titolo della mostra, Galleria Pinta). L’anno successivo, Vitone presentò presso il Castello di Rivara il primo intervento dal titolo Identificazione del luogo (a cui fecero seguito quello per la Galleria Franz Paludetto del 1991 e per la sede newyorkese della Galleria Salvatore Ala, del 1991): ritornano le mappe, a ricoprire le finestre dello spazio espositivo impedendo ogni possibilità di visione dell’esterno, così come l’azione di Luca volta a impedire lo scambio tra dentro e fuori (ribaltata e tesa a una negazione dell’esterno) che caratterizzava il luogo di intervento.  Privato di ogni riferimento al reale, il visitatore fu costretto a orientarsi lasciandosi guidare nella percezione del territorio unicamente dalle indicazioni cartografiche presenti, quasi prive di scritte al di fuori di quelle funzionali a riportare i dati catastali degli edifici limitrofi. Con questo gesto, Vitone ha messo in evidenza il contrasto tra l'esperienza diretta del luogo e la sua rappresentazione simbolica, rilevando per analogia la fragilità delle convenzioni geografiche come strumento di comprensione del mondo. Lo stesso concetto è ribadito e ampliato nelle serie delle Carte atopiche, prodotte cronologicamente in parallelo, e che si presentano come cartine fisiche private di ogni riferimento toponomastico. Nelle parole del geografo Massimo Quaini - che della percezione dello spazio in relazione all’opera di Luca Vitone ha scritto in un saggio edito nel 1992 dalla Galleria di Paolo Vitolo[1] -, possiamo comprendere quanto ha mosso il pensiero dell’artista: le mappe non sono dispositivi neutri ma sono «cariche di un valore dimostrativo o, per dirla in termini più sofisticati, di un valore di enunciato performativo e non semplicemente constatativo».[2] Per Quaini la logica della rappresentazione geografica è sempre influenzata dal contesto (storico, politico e culturale) nella quale essa è prodotta, e di conseguenza il territorio è descritto in maniera arbitraria: la cartografia storica racconta l’identità dei luoghi mettendone in luce le interazioni tra spazio, potere e società. Il concetto di luogo ha attraversato il pensiero filosofico e artistico come un filo rosso, carico di tensioni e rivelazioni, capace di riflettere i mutamenti culturali e le ansie identitarie di ogni epoca. La scelta di Vitone di ricoprire le finestre con le mappe delle zone circostanti al luogo di intervento impedendone la visione diretta, ha sottolineato la disconnessione con il paesaggio reale in cui viviamo e, per antitesi - rimarcata dalla riproduzione delle mappe catastali - ha ribadito la natura intrinsecamente culturale e soggettiva del nostro approccio al luogo. 

 

Riattivata oggi in occasione del progetto site-specific ideato per il LabOratorio degli Angeli, la serie Identificazione del luogo torna a confrontarsi con lo spazio che l’accoglie. L’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli si presenta quale spazio stratificato e polifonico, eterotopia, dove passato e presente si intrecciano in una narrazione che sfida la percezione del visitatore che, attraversandolo, si trova davanti alle tracce di un antico ex voto divenuto chiesa con annesso oratorio e poi atelier di restauro ma anche luogo espositivo nella sua più recente trasformazione.

Il ciclo delle mappe catastali prodotto per le precedenti occasioni torna a essere esposto in un allestimento in continua trasformazione, performativo, ritrovando le mappe in un primo tempo collocate sui tavoli da restauro, in attesa dell’intervento che le porterà a ritrovare l’integrità originaria.

Le accompagnano una selezione di opere fotografiche che documentano le precedenti scelte allestitive, il dialogo con l’ambiente espositivo innescato dall’azione dell’artista.

L’elemento performativo del restauro, che coinvolge attivamente la percezione del visitatore, sottolinea l’idea che il luogo non è mai statico, ma si presenta come un’entità in continuo divenire. L’osservatore, più che spettatore passivo, diventa un partecipante alla costruzione di senso, un co-autore di quel dialogo tra passato e presente che è al centro della poetica di Vitone.

 

 

Leonardo Regano




[1] Massimo Quaini, Il mondo come rappresentazione, Galleria Vitolo, Milano 1992

[2] Massimo Quaini, Carte e cartografi in Liguria, SAGEP Editrice, Genova 1986, p. 11. Riportato in Andrea Cantile, Oltre il «simulacro del territorio»: riflessioni su alcuni scritti di Massimo Quaini, in Carla Masetti (a cura di) Massimo Quaini e il CISGE, Centro Italiano per gli Studi Storici-Geografici, Roma 2021 pp. 37-45

 

 


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